Sole, litio e amore

Dal Sole alle ruote, passando per un succo concentrato di ioni di litio ad alta tecnologia: una soluzione efficace, pulita e matura per macinare chilometri a chilometro zero. Può riassumersi così l’esperienza della mia prima estate da elettromobilista.

A distanza di quattro mesi dalla consegna del nuovo giocattolo, l’incredula euforia iniziale non si è ancora attenuata, complice quella inebriante sensazione di vedere la propria auto (una berlina media tutt’altro che appariscente) surclassare alla grande i competitor termici più lussuosi, i SUV full optional più ingombranti, e finanche le ibride più ecologiche. Perché, credetemi, l’auto elettrica è altro, e nulla dotato di bielle e pistoni può rivaleggiare. Quando poi, scivolando in silenzio per le strade della tua placida e retrograda città, ti metti invano alla ricerca di altri esemplari a zero emissioni che ti facciano sentire meno solo, realizzi di assomigliare ad un viaggiatore extragalattico in sosta in un autogrill chiamato Terra, e cominci a chiederti se per caso anziché un early adopter tu non debba piuttosto essere annoverato come uno squilibrato che pretende di smuovere idee radicate dalla notte dei tempi.

È così che capisci che non sarà l’auto elettrica a salvare il pianeta, non perché non ne abbia in nuce le potenzialità (non da sola, ovviamente) ma perché il cambiamento, da noi come altrove, non è nient’altro che uno slogan abusato e vuoto, e per un individuo che spinge e lo anticipa ce ne sono mille che frenano, foraggiati da interessi consolidati e inamovibili, o semplicemente incapaci di mettere in discussione le fatue certezze di una vita.

Non vi tedierò sul confronto in termini di emissioni di CO2 fra un’auto termica e una elettrica: gli studi ”dalla culla alla tomba” più autorevoli, seppure non del tutto concordi, raccontano di un vantaggio significativo delle auto a corrente in presenza di un mix di produzione di energia elettrica come quello italiano (si veda ad esempio qui). Solo nei paesi in cui l’elettricità è prodotta in prevalenza da centrali a carbone questo vantaggio si assottiglia fino ad annullarsi. La questione peraltro è complessa e sfaccettata, ed addentrarsi in essa non darebbe il giusto rilievo a ciò che sto per dire.

Dunque, andiamo oltre, e cominciamo con l’elencare gli ingredienti di base della mia pietanza elettrica: un impianto fotovoltaico da 5,6 kWp con sistema di accumulo LG Chem da 6,5 kWh nominali, una wallbox eco-friendly Zappi, una Nissan Leaf con batteria da 40 kWh. Quanto alla ricetta (da non eseguirsi nelle giornate piovose, quando sarà bene dedicarsi ad altro), è molto semplice: lasciar sorgere il sole, far accumulare l’energia autoprodotta nella batteria domestica fino a carica completa (di solito raggiunta fra le 11:00 e le 13:00), collegare la wallbox alla presa della Leaf in modalità eco fino al livello di carica desiderato e/o fino a che permane un sufficiente surplus di produzione dell’impianto fotovoltaico (non oltre le 17:00). Nel frattempo, condire a piacere – ma con moderazione – mettendo in funzione lavatrici, lavastoviglie, forni, condizionatori e quant’altro, secondo i bisogni e le priorità: la wallbox intelligente modulerà la potenza di ricarica dell’auto in funzione dell’eccedenza istantanea disponibile in modo da azzerare i prelievi dalla rete, mentre l’accumulo domestico fungerà da polmone in grado di aumentare la flessibilità del sistema e massimizzare l’autoconsumo, avendo al tramonto immagazzinato l’energia sufficiente per le ore serali. Il risultato? Il trasferimento dell’energia solare alle ruote per il tramite della batteria, o se preferite il guadagno netto di fino a 150 km di autonomia, a seconda dell’insolazione, della durata del rabbocco e del concomitante assorbimento di energia da parte di eventuali altre utenze domestiche. Si tratta, semmai ci sia il bisogno di precisarlo, di chilometri puliti, rinnovabili e gratuiti. Zero gas serra, zero polveri sottili (a parte la frazione residua dovuta al rotolamento degli pneumatici), zero ossidi di azoto, zero energia dissipata grazie alle frenate rigenerative (una vera panacea nei percorsi urbani), zero rumore, zero accise!

Veniamo allora al punto. Nell’accesa diatriba sulla mobilità elettrica c’è un caposaldo che neanche il più fanatico amante delle caldaie su ruote potrà schiodare: i veicoli elettrici, già intrinsecamente superiori in termini di efficienza nell’uso dell’energia (a chi non piacerebbe guidare un’auto che fa 75 km con un litro di benzina?), diventano addirittura imbattibili quando sono alimentati da fonti rinnovabili prodotte in loco. Semplicemente, non c’è storia. Per questo la ricetta che ho descritto, con le varianti regionali del caso, merita di essere riproposta e gustata in tutti i ristoranti del globo: uno sviluppo tumultuoso di fotovoltaico ed eolico combinato con la rivoluzione (perché di questo si tratta) della mobilità elettrica e condivisa, se adeguatamente sostenuto dai governi, potrebbe nel giro di un decennio segnare una vera svolta nelle politiche di decarbonizzazione dell’economia ed assestare un colpo mortale all’industria petrolifera, oggi il maggior ostacolo alla transizione energetica e alle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici.

Troppo bello per essere vero, direte. Lo so, conosco la solfa: questi giocattoli costano ancora troppo, non tutti possono ricaricare in casa né installare tetti solari, chi lavora lontano da casa non può sfruttare le ore di maggior insolazione per ricaricare, ecc. ecc. E poi, come la mettiamo con l’inverno quando il sole latita? Tutto vero, se non fosse che la politica da un lato, la sobrietà e la moderazione dall’altro, potrebbero dare una grossa mano. Ad esempio, lo sviluppo delle comunità energetiche può ovviare alla penuria di superfici su cui installare impianti fotovoltaici nelle città, permettendo lo scambio di energie rinnovabili prodotte nelle aree rurali circostanti; la diffusione di pensiline fotovoltaiche negli stabilimenti industriali o in aree ad alta densità di uffici sarebbe un ottimo incentivo all’acquisto di auto elettriche. Quanto all’inverno, beh, oltre a scegliere un fornitore di energia elettrica 100% rinnovabile come ènostra, c’è poco da fare, se non accettare di buon grado l’idea di ridurre gli spostamenti voluttuari nei mesi freddi: in fin dei conti, non ce l’ha mica ordinato il dottore di trascorrere ogni weekend lontano da casa…

Insomma, ciò che ho in mente è un ciclo virtuoso che si autoalimenta in cui la crescita del parco elettrico sia favorita da una strategia che sostenga un forte sviluppo delle nuove rinnovabili (fotovoltaico in testa, almeno in Italia). Una volta che una massa critica di auto elettriche comincerà a circolare sulle nostre strade, l’ulteriore espansione delle rinnovabili verrà da sé, trascinata da una molla irresistibile, che è la gratuità o quasi del “pieno” di corrente (altro che il ventilato taglio delle accise sulla benzina!).

A ben vedere, mai come in questo caso la parola chiave da stampare a caratteri cubitali è SINERGIA.

Uhm… che dite, sarà il caso di spiegare cosa vuol dire ai nostri governanti?

2 pensieri su “Sole, litio e amore

  1. Caro Stefano,
    E’ la tua interrogativa considerazione finale che m’impedisce d’entusiasmarmi per l’ascesa dell’auto elettrica.
    E pure per la fondamentale e inevitabile domanda derivante dall’esistenza dei menzionati governanti.
    Quella che bisogna costantemente porsi: chi sono gli elettori che hanno scelto tali individui per farsi governare?.
    Oltretutto, se penso al mezzo secolo sciupato invano per proseguire nell’uso scriteriato dell’automobile,
    mi diventa difficile scacciare via il pensiero che per l’automobile elettrica sia ormai “troppo poco e troppo tardi”.
    Perchè, secondo me il problema quasi insolubile risiede nell’automobilista, più che nell’automobile.
    Anzi più che altro un dilemma: metti al volante di un’ auto elettrica un automobilista come quello del film “Il sorpasso” e riuscirà a devastare il mondo ancor più che se avesse un lanciafiamme al posto della marmitta.
    Specie,l’automobilista ordinario, assolutamente maggioritaria, per la quale basta che l’energia per muovere il suo veicolo arrivi in abbondanda da qualche fonte, fosse anche l’idrogeno dell’acqua marziana
    o l’inafferrabile energia dell’effetto Casimir.
    Detto ciò, lo strumento, l’auto elettrica, potrebbe diventare in extremis e a strettissime condizioni, il catalizzatore di un possibile, seppur difficilissimo, rimedio-evo.

    Un caro Saluto, e insieme un invito ad una conversazione sul tema.

    Marco Sclarandis

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    • Grazie Marco, leggo sempre con piacere i tuoi acuti e pertinenti commenti ai miei post. Hai ragione, probabilmente l’auto elettrica è arrivata troppo tardi e può fare troppo poco in un mondo dominato da tendenze autodistruttive. È un vero peccato – anzi, è una tragedia-, perché l’accoppiata rinnovabili + e-cars ha delle potenzialità dirompenti. Un caro saluto. Stefano.

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