Per un pugno di cent

Anno 2123, da qualche parte sul pianeta Terra, verosimilmente non lontano dal Circolo Polare Artico. Il destino di una comunità di umani si sta per compiere. A decidere della vita o della morte dei suoi membri sarà la data in cui la spaventosa ondata di calore estremo che invade quella porzione di mondo avrà termine. Quelle donne e quegli uomini sanno bene che gran parte delle terre emerse del pianeta sono già da tempo inabitate a causa degli sconvolgimenti climatici dispiegatisi nei precedenti 150 anni, ma non sanno di essere l’ultimo drappello di umani ad ereditare l’incredibile avventura della colonizzazione della Terra operata da Homo sapiens e a poterla tramandare ai loro discendenti.

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Cosa resterà di questi 40 gradi

Quando la stagione che hai aspettato un anno intero diventa un inferno di fuoco, la vita non è più la stessa, come un ingranaggio ben oliato che di punto in bianco si ingrippa per sempre.

Quando si somma al bruciore di un caldo insopportabile, la luce intensa dell’estate non è più naturale portatrice di buonumore e voglia di vivere, e dunque cessa di essere quel rilassante liquido amniotico in cui immergersi una volta l’anno per rigenerare lo spirito, diventando piuttosto qualcosa di maligno da cui difendersi per sopravvivere, barricandosi in casa con le tapparelle rigorosamente abbassate. Le folte schiere dei depressi, dei fragili, dei poveri di spirito e di tasche, ne subiranno le ripercussioni negative nei mesi a venire, quando saranno nuovamente afflitti dai consueti fardelli. Continua a leggere

Doppio brodo Terra

Terroristi islamici, emulatori di terroristi islamici, squilibrati, deviati, disadattati, emarginati, violenti qualunque di mezza tacca. E poi, dittatori democraticamente eletti, apprendisti dittatori camuffati da aspiranti presidenti USA, disunioni europee nel pieno di una crisi di nervi. C’è di tutto e di più nella cronaca di questa bollente estate duemilasedici d.C., nella quale in particolare il susseguirsi incessante di avvenimenti segnati dal dramma e dal dolore lascia attoniti e senza respiro. Ammesso che possa essere di aiuto individuare un’idea, un concetto che funga da comune denominatore di eventi tanto diversi, il termine che viene alla mente è ebollizione. Continua a leggere

Amara terra d’India

“Fate che giunga a Voi
con le sue ossa stanche
seguito da migliaia
di quelle facce bianche
fate che a voi ritorni
fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio”

Fabrizio De Andrè, Preghiera in gennaio

Questo post è dedicato alle vittime di una tragedia collettiva occultata dai media. Se conoscessi tutti i loro nomi ed avessi delle foto che li ritraggono, insieme a queste righe avrei pubblicato, per preservarne il ricordo ed omaggiarne il sacrificio, un collage alla loro memoria, come fanno i giornali e i loro siti web quando vengono celebrate con titoli a nove colonne le vittime incolpevoli di stragi terroristiche o di incidenti aerei. Ma a differenza di quanto accade con gli eccidi o le disgrazie collettive che insanguinano il ricco occidente, i caduti di cui sto parlando, così distanti in tutto e per tutto dal nauseante chiacchiericcio della politica nostrana raccontata quotidianamente dai Tg, sono morti di nascosto e in silenzio, magari vergognandosene, risultando perciò invisibili e destinati a restare nell’anonimato.

Eppure dovremmo tutti inchinarci di fronte al loro sacrificio. E’ per questo che, volendo tentare di arginare l’oblio a cui queste persone sono condannate anche da morte, sono andato a frugare nel web, riuscendo a trovare il nome di uno di loro in carne ed ossa e una storia da raccontare: il nome è quello di Srikrishna Pandit Agee, 41 anni, agricoltore della regione di Marathwada, nell’India centrale, che in un triste giorno di questo mese di maggio 2016 si è incamminato nei suoi campi devastati dall’arsura e si è impiccato ad un albero. Continua a leggere

L’insostenibile pesantezza dell’essere longevi

Pubblicato anche sul blog di ASPO Italia Risorse Economia Ambiente

Il mito dell’immortalità è antico quanto l’uomo. Il terribile impatto di ogni essere umano con la morte, la sua ineluttabilità, e il dolore che una vita che si spegne porta con sé hanno rappresentato la sfida per antonomasia all’idea stessa di progresso sin da quando, con l’illuminismo, si faceva strada l’idea che nessun traguardo fosse precluso all’uomo moderno. Perché la morte è in sé stessa il più invalicabile dei limiti che il progresso scientifico e tecnologico ha di fronte. Ma se non hanno potuto sconfiggere la morte, il progresso e la scienza sono riusciti, con sforzi sovrumani, ad alleviare le nostre sofferenze e ad allungare le nostre vite. Con risultati strepitosi, come sappiamo. L’aumento della vita media è stato costante negli ultimi secoli, ed è andato di pari passo con la crescita della ricchezza. Vivere più a lungo è il risultato di una serie di fattori fra i quali un peso via via più rilevante lo hanno avuto le scoperte scientifiche nei campi della medicina e della biologia rese possibili dalla crescente disponibilità di risorse pubbliche e private destinate alla ricerca. Continua a leggere

Con quel calor mediorientale

L’estate 2015, almeno quella astronomica, ci sta lasciando. E’ stata una stagione caldissima, ma probabilmente la rimpiangeremo. A causa del riscaldamento globale, i record di alta temperatura raggiunti in molte parti del mondo sono sempre più numerosi ed hanno una durata sempre più breve. Pertanto non dirò, come farebbero molti giornalisti mainstream, che questa estate sarà ricordata come la più calda in assoluto, perché quasi certamente il primato di quest’anno lascerà il posto ad altri analoghi record negli anni a venire, forse già nel 2016. Oltre all’Italia, l’elenco dei luoghi dell’emisfero boreale investiti da ondate di calore che non possono più essere banalmente catalogate come ‘anomale’ o ‘eccezionali’ è lunghissimo: Germania, Polonia (qui in alcuni casi le temperature sono state 14°C più alte della media), Corea, Giappone, e tanti altri paesi hanno toccato con mano una realtà climatica che sarà semplicemente la nuova normalità. Non fra cento anni (se fosse così, in molti direbbero ‘chissenefrega’), ma domani. Una normalità talvolta insopportabile.

Fra le aree più colpite dal caldo estremo dei mesi scorsi, vorrei soffermarmi sul Medio Oriente e dintorni. Egitto, Siria, Libano, Iraq, Iran, Pakistan: paesi certo che convivono da sempre con il caldo. E tuttavia, quando il caldo oltrepassa il confine sottile, diverso per ciascun individuo, che separa il tollerabile dall’intollerabile, il disagio dalla malattia, e talvolta, soprattutto negli anziani, la vita dalla morte, allora la cosa si fa più seria. Terribilmente più seria. Specie quando l’afa asfissiante si unisce alla miseria, alla penuria di acqua e magari alla guerra. Continua a leggere