Una montagna di ragioni per amarla

Questo post è dedicato a mio padre, appassionato escursionista e innamorato della montagna, a un anno dalla morte

Per tutti quelli che abitano il Belpaese la montagna è parte integrante del paesaggio, e spesso è essa stessa il paesaggio. Nell’immaginario collettivo dei nostri avi italici, sia che vivessero nella pianura padana da cui si può ammirare la maestosità dell’arco alpino (visione oggi spesso oscurata dalla cappa di smog), sia che abitassero giù lungo lo Stivale fino alle isole, le vette dei monti rappresentavano la frontiera, un po’ come il far-west dei film americani anni ’60, anche se più a portata di mano. Oggi che gli spostamenti sono resi facili dall’asfalto e dai motori a scoppio (derivato del petrolio il primo, azionati dal petrolio i secondi), quella frontiera è stata raggiunta e oltrepassata più e più volte. Continua a leggere

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2050: Odissea sulla Terra

Il tempo degli umani è scandito dal susseguirsi delle generazioni. L’arco temporale fra una generazione e la successiva, convenzionalmente fissato in 35 anni, dà la misura di come è cambiato il mondo da quando i nostri genitori avevano la nostra età ad oggi. Allo stesso modo siamo portati a guardare al futuro immaginando le vite dei nostri figli quando essi avranno l’età che noi abbiamo oggi. Mi è sembrato allora interessante provare a rivolgere uno sguardo all’anno 2050, cioè ad una generazione da oggi, tentando di estrapolare alcuni dei trend che oggi osserviamo a livello globale in materia di economia, energia ed emissioni di gas serra, con l’obiettivo di prefigurare l’entità delle trasformazioni necessarie a scongiurare gli impatti più gravi dei cambiamenti climatici. Continua a leggere

Ma non dovevamo bucarlo più?

Chi non ricorda il buco dell’ozono? Oggi è un tema desaparecido dal dibattito politico e dai media, ma negli anni ’80 era sulla bocca di tutti come la più nota delle minacce all’ambiente globale, molto di più del riscaldamento globale che solo negli anni a venire sarebbe stato riconosciuto come il problema dei problemi per il futuro del genere umano. La deplezione dell’ozono stratosferico, scoperta negli anni ’70, destò l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale in tutto il decennio successivo. L’assottigliamento dello strato di ozono comporta, come ci veniva spiegato in quegli anni ruggenti che trasudavano ottimismo da tutti i pori, un aumento delle radiazioni nocive UV-B che raggiungono la superficie terrestre e una conseguente maggiore incidenza di tumori della pelle e cataratta, oltre ad una serie di effetti dannosi sull’ecosistema. I clorofluorocarburi (CFC), gas di sintesi impiegati come refrigeranti e come propellenti negli spray e nelle schiume, furono presto messi sul banco degli imputati quali principali responsabili del problema. Col senno del poi, si può dire che filò tutto liscio: gli scienziati lanciarono l’allarme, l’ONU intervenne, finché nel 1987 il Protocollo di Montreal mise al bando i gas ‘nemici dell’ozono’, la cui produzione infatti declinò rapidamente negli anni successivi. Dunque, problema risolto e avanti tutta, the show must go on!

Sembra in realtà una storia a lieto fine, che molti ritengono essere un esempio da seguire per la comunità internazionale alle prese con la drammatica sfida dei cambiamenti climatici. In effetti, i governi mondiali furono all’epoca in grado di comprendere il problema e agire di conseguenza e con determinazione. Ma… ci siamo chiesti che fine ha fatto da allora il buco dell’ozono? Beh, che domande, se è stata eliminata la causa, anche l’effetto sarà venuto meno, giusto? Continua a leggere

Prosumatori di tutto il mondo, unitevi!

Può essere fermata la rivoluzione delle energie rinnovabili? Probabilmente no, perché come ci insegna la Storia, una volta innescata la miccia è molto difficile tornare indietro. Sicuramente però nelle alte sfere molti ci stanno provando, in vari modi, molto spesso subdoli e occulti. Il più delle volte non a causa di un’ostilità di principio verso il fotovoltaico, l’eolico o la geotermia, ma semplicemente perché sentono che i loro pingui depositi bancari potrebbero risentirne. Come sempre, è una questione di soldi. E di potere. Ma si sa, le due cose vanno a braccetto.

Dunque, per farla semplice, le forze in campo sono essenzialmente due: le fonti fossili e le rinnovabili. Il primo schieramento si trova oggi in grande difficoltà, soprattutto da quando la minaccia degli sconvolgimenti climatici garantiti dalla prospettiva di continuare a bruciare carbone, petrolio e gas ai ritmi attuali viene percepita come esiziale da un numero esponenzialmente crescente di persone. Le rinnovabili, al contrario, sono ormai a portata di mano in tutto il mondo, e il loro costo le rende oggi competitive anche con le attuali quotazioni del greggio ai minimi. Continua a leggere

L’evanescente mano che dà il metano

Back to basics: “Un gas non ha un volume proprio ma tende ad occupare tutto lo spazio a disposizione, e assume la forma del contenitore che lo contiene, riempiendolo”. Può suonare banale, ma di tanto in tanto le nozioni scientifiche basilari imparate a scuola tornano utili. Teniamo dunque bene a mente questa fondamentale caratteristica delle sostanze gassose, che differenzia questo stato della materia da quello liquido in cui invece la sostanza possiede un volume proprio. Non è una differenza da poco: se il contenitore non c’è o perde l’ermeticità, un gas si disperde in atmosfera senza alcuna possibilità di poterlo confinare in qualche modo.

E’ ciò che sta accadendo da più di due mesi a Porter Ranch, vicino Los Angeles, dove una enorme fuoriuscita di metano da un pozzo usato a scopo di stoccaggio in un impianto gestito dalla società californiana SoCalGas ha sconvolto la vita della comunità residente nei paraggi, richiedendo l’evacuazione di più di 1800 famiglie con molte altre in lista d’attesa. Continua a leggere