La buccia della Terra


Dalla quarta di copertina:

Al crepuscolo dell’Antropocene, in un futuro non troppo lontano segnato dalla devastazione ambientale, dai cambiamenti climatici e dal collasso dell’economia globale, un supercomputer pensante dalla coscienza ecologica e un esercito di automi al suo servizio danno vita ad una nuova era nella quale l’Uomo appare sempre di più un irrilevante comprimario. Dagli USA fino alla punta meridionale del continente americano, passando per il Messico, due ragazze e un ragazzo si confrontano ad armi pari con l’intelligenza artificiale dominatrice del pianeta, ammirandone la lungimiranza o evidenziandone i limiti, fino all’inevitabile esito finale.

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Alcune recensioni:

Un Siliron di nome Lucia

di Ugo Bardi

(…) Il romanzo di Stefano Ceccarelli, La buccia della Terra, invece, non rientra veramente nei canoni classici della narrativa ma, in un certo senso, riprende da dove Mauro Caneschi ha lasciato, ovvero dalla nascita di un’intelligenza artificiale dominante. Non c’è nel romanzo una vera storia ma, piuttosto una serie di dialoghi che descrivono un futuro dominato dai “siliron” – creature robotiche di ferro e di silicio, manovrate da “Superbrain” una gigantesca server-farm autocosciente, l’evoluzione dell’app di nome Lucia. Superbrain è una creatura benigna che si impegna a riforestare la Terra e così a invertire il riscaldamento globale, fermando o riducendo anche le abitudini aggressive degli esseri umani, ai quali non rimane che occuparsi di arte e di filosofia. Curiosamente, quando i problemi sembrano risolti, Superbrain decide di suicidarsi, lasciando agli esseri umani alcuni saggi consigli e la responsabilità di gestirsi il loro pianeta. In questa conclusione, la storia di Ceccarelli va in parallelo con quella di Heinlein, dove il computer senziente Mike alla fine si ritira in un suo privato universo virtuale e non parla più agli esseri umani.
Sono due romanzi che hanno visioni nettamente diverse, ma che fanno bene la loro parte in quello che Borges diceva della letteratura umana: “un unico grande libro al quale ogni nuovo scrittore aggiunge qualche pagina”. La storia del nostro rapporto con delle creature da noi stessi create e che ci potrebbero sostituire è ancora tutta da scrivere.

 

Nell’era dei Siliron

di Slow Revolution

Essere obiettivi è come camminare su un filo teso sopra l’abisso, basta una folata di vento o un attimo di distrazione per precipitare. Se poi l’oggetto da valutare è firmato da una persona che si stima da anni al punto di essere tra i primi al quale ho chiesto un contributo per Slow Revolution, allora salire sulla corda tesa equivale a un suicidio. Amando la vita, evito l’imparzialità e ammetto il piacere provato nel leggere “La buccia di Terra” di Stefano Ceccarelli, opera prima dell’autore del blog Stop fonti fossili! Un piacere con lo stesso sapore gustato nel leggere i post nel web dal quale Ceccarelli ha tratto la ricetta adoperata per il racconto: una buona dose di sapienza scientifica sui cambiamenti climatici miscelata con abbondanti ingredienti di umanità e condita con spruzzate di cultura classica e di ironia quanto basta.

La storia di “La buccia di Terra” si svolge in un futuro non troppo lontano e alquanto credibile con il suo Presidente degli Stati Uniti poco propenso a salvare la Terra dai disastri generati dai cambiamenti climatici (il racconto è stato scritto prima dell’elezione di Trump) e con l’attuale evoluzione della robotica che fa presagire sviluppi inimmaginabili. A dominare il mondo dopo un golpe informatico è il supercalcolatore, Superbrain che dall’Alaska rileva i dati del globo, li elabora e impartisce le istruzioni ai Siliron, umanoidi addetti ad applicare gli ordini voluti dal grande “cervello”. Per fortuna dei nostri consimili, Superbrain ha la saggezza mancante ai governanti umani del Pianeta e gestisce il mondo seguendo l’economia circolare e attuando pratiche di sostenibilità ambientale. Tra i nostri discendenti in cerca di salvezza lontano dalle città in decadenza a rilevarsi più sapienti sono, come spesso accade oggi, i bambini, i soli capaci di apprezzare le decisioni di Superbrain e di dialogare alla pari con i Siliron. Le avventure dei piccoli protagonisti e dei loro amici di acciaio e silicio si susseguono in capitoli dai titoli emblematici (Ferro, Elettroni, Silicio, Carbonio, Acqua, Etere, Fotoni) e tengono il lettore con il fiato sospeso per un’oretta fino all’epilogo meditativo. Scritto con stile leggero, affronta temi di rilevanza vitale con accuratezza scientifica e sociologica e con un tocco di poesia che rasserena l’animo.

 

La buccia della Terra scorre nell’alveo della nuova letteratura sci-fi

di Alfonso Cardamone

Nei primi anni settanta del secolo scorso le parole d’ordine “piccolo è bello” e “medioevo prossimo venturo” (originata la prima dal titolo del libro di E. F. Schumacher e la seconda dal libro di Roberto Vacca) ebbero un certo corso negli ambienti culturalmente evoluti della società non solo italiana e valsero a segnalare l’allarme crescente sui rischi legati al consumo dissennato delle risorse naturali e all’assenza di una cultura del limite a fronte di un ambiente limitato. L’allarme però, a livello di consapevolezza politica, non andò oltre i confini dei movimenti ecologisti e delle giaculatorie di rito, dal momento che le prese di posizione di Governi e Istituzioni internazionali rimasero di fatto lettera morta. Eppure il ritorno al Medioevo procedeva implacabile sotto i nostri occhi mentre crescevano, con esso, le drammatiche contraddizioni della sopraggiungente globalizzazione e, nel vuoto di iniziative a contrasto, il surriscaldamento del nostro pianeta raggiungeva vertici di non ritorno. In questo quadro si è venuta progressivamente affermando una nuova ondata di scrittori ecologisti decisi a mettere la propria penna, e scienza e fantasia, al servizio di una intemerata denuncia degli esiti sciagurati a cui inevitabilmente verrà esposta la Terra, e con essa la specie umana, in assenza di provvedimenti radicali intesi a frenare il processo di surriscaldamento dell’ambiente.
Nell’alveo di queste nuove voci (che ci auguriamo non restino clamantes in deserto) si iscrive a pieno diritto il racconto di Stefano Ceccarelli, “La buccia della Terra” che, unendo felicemente una solida base di conoscenze scientifiche a una brillante qualità di narratore, riesce in un affresco futuribile di grande tensione drammatica e di forte impatto emozionale.

 

Nemmeno gli automi vincono l’entropia

di Mauro Icardi

Il racconto breve “La buccia della terra” è una sorpresa piacevolissima quando lo si legge. Sono innumerevoli gli stimoli che vengono forniti al lettore. E si capisce molto facilmente che l’autore è un chimico. Anche la scelta di intitolare i capitoli come ne “Il sistema periodico” di Primo Levi utilizzando elementi chimici è una scelta azzeccata. Ma gli stimoli non finiscono qui. Il libro che descrive una società futura dove gli automi, i Siliron peraltro creati dall’uomo, si impegnano a mettere un freno alla crisi ecologica che l’uomo ha innescato non assume mai il tono di un libro che racconti una distopia. Al contrario sono molti gli elementi di speranza che si colgono nella lettura. Anche se sembra che nella descrizione di come i Siliron si approccino ad un genere umano incapace di avere visioni di prospettiva, si ribaltino le famose tre leggi della robotica di Asimov. Ma non è cosi, ed alla fine del racconto l’epilogo consistente nel saluto che il supercalcolatore Superbrain rivolge a Katrin è di una struggente malinconia ma allo stesso tempo pieno di speranza. E porta alla mente un altro famoso elaboratore, Hal 900. Nella lettura molti temi vengono evocati, uno fra tutti quello del conflitto tra un genere umano che aspira quasi per coazione mentale ad andare oltre i limiti che leggi fisiche gli impongono, e una nuova classe di robot umanoidi che si faranno carico di traghettare gli esseri umani oltre l’Antropocene, rimettendo nelle loro mani il destino del pianeta e della specie umana. Ma le parole che Superbrain invierà a Katrin saranno l’accettazione del fatto che nemmeno gli automi vincono l’Entropia. E un semplice tratto di penna sulla firma dell’elaboratore al suo uscire di scena è il punto di unione tra un intelligenza artificiale che non può comprendere gli slanci più profondi di un cervello umano, anche se aspirerebbe a farlo.

 

Una fantascienza convincente, equilibrata e costruttiva 

di Alessandro Corradini

La mia fantasia ha trovato particolarmente stimolante la fusione di elementi transumanisti ed ecologisti in un’unica e gradevole “buccia” narrativa in grado di far convergere tali punti di vista apparentemente così distanti tra loro per indole, interessi e natura. Penso si tratti di una storia ricchissima di spunti di riflessione, al punto da apparire quasi olistica. Riflessioni antropologiche, psicologiche, esistenziali, economiche, evolutive e persino artistiche fanno da felice e fertile corollario a quella intrigante fusione tecno/ecologista. “La buccia della Terra” appare come un racconto di fantascienza dalle solide basi scientifiche capace di infondere speranza per il futuro e per l’umanità (nel senso più vasto del termine) senza però mai scadere in un facile ed illusorio tecno-ottimismo. Al tempo stesso è una storia che parla di un cupo futuro, che potrebbe presto piombare sull’umanità, senza edulcorare la crudezza di tale, ahimè, realistica visione. Al tempo stesso il racconto riesce a non scadere mai in un becero catastrofismo. Il tessuto narrativo gode di un felicissimo equilibrio che lo pone al riparo da inesattezze o banalizzazioni sia pessimistiche sia ottimistiche. E il tutto senza trascurare l’elemento umano! Una bella storia.

 

Un fantasy molto curato

di Fabrizio Biondi

Un fantasy molto curato, in tutti i suoi aspetti, che segue un percorso logico scritto e diretto dall’Autore in maniera molto convincente. All’interno della narrazione sono presenti commistioni puramente fantastiche rappresentate da elementi transumanistici, con aspetti reali e concreti, intesi come ecologismo e discipline collegate. Un concentrato di argomenti da cui trarre spunti di riflessione, organizzati e distribuiti organicamente lungo tutto il percorso della trama oltremodo fantasiosa e originale, che nonostante tutto risulta scorrevole e avvincente, in ogni suo punto. Un alternarsi geniale di fantasy e solidità scientifica, che port a teorizzare un futuro allarmante, senza però cadere in toni enfatici o allarmistici. Un ottimo libro, in ogni sua parte.

 

“Bignami” aspista per adolescenti

di Mirco Rossi

I più giovani non possono sapere che cos’erano i libriccini “Bignami” che riassumevano con semplicità i concetti principali delle varie materie scolastiche. Preziosi per chi non aveva studiato con continuità e impegno nel preparare un compito o un esame. Così come la maggior parte dei lettori non sa cosa sia Aspo Italia e il significato di aspista. Ma qui basta andare in rete http://www.aspoitalia.it/. Il libriccino di Stefano Ceccarelli presenta esattamente queste due caratteristiche strutturali. Costruito attorno a un’idea articolata in invenzioni immaginifiche di un mondo post-antropogenico, popolato e governato da entità artificiali autosufficienti e intelligenti, segue il ritmo proprio di una fiaba d’altri tempi, senza però mai far emergere dalle parole il pathos e la tensione che rappresentano il messaggio più pregnante e duraturo di quel tipo di racconto. La cura della narrazione e delle descrizioni, correttamente divulgativa, non raggiunge mai purtroppo il registro emotivo e accompagna il lettore su registri didascalici attraverso i principali problemi ambientali che stanno mettendo in crisi progressivamente la vita di buona parte degli umani e dell’ecosistema terrestre. Volendo lo si può anche valutare come un primo brogliaccio di un’idea che meriterebbe di essere rielaborata e sviluppata dall’autore molto più in profondità.

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