Keep calm and read Picco per capre

 

È da tre anni che leggo articoli divulgativi di Jacopo Simonetta e di Luca Pardi; credo di non esagerare dicendo che da allora la mia limitatissima comprensione dei guai che affliggono questo nostro mondo ne ha beneficiato non poco.

Entrambi ne sanno molto più di me praticamente su tutto, ma non è tanto dal loro sapere specialistico che ho tratto giovamento, quanto dalla capacità rara di mettere in relazione temi apparentemente distanti, di interconnettere problemi complessi per la cui soluzione tendiamo ad affidarci ad occhi chiusi ai superesperti di turno, bravissimi nel parcellizzare pezzi di realtà operando su di ciascuno di essi per mezzo di raffinate tecniche chirurgiche. Peccato che una tale pretesa risulta fallace nella misura in cui nell’iperconnesso mondo contemporaneo quei pezzi si parlano, si scambiano feedback in continuazione e in modo spesso imprevedibile e inatteso, e dunque oggi sempre di più l’iperspecializzazione non è in grado di risolvere i problemi ma anzi spesso li aggrava accumulando complessità inestricabili e ingestibili, o ne crea di nuovi. Per questo, leggere Jacopo che inquadra l’ecologia con le lenti della termodinamica e Luca che analizza il nesso invisibile fra crisi economica e disponibilità di energia è stato per me come respirare a pieni polmoni in un panorama culturale troppe volte dominato da un’opprimente asfissia mentale. Continua a leggere

Pubblicità

Ailanto o Uomo per me pari sono

La vista dalla finestra del mio ufficio è dominata da tre alberi con lunghe foglie composte e dal fusto liscio ed esile, uno dei quali alto circa 10 metri. Le piante affondano le proprie radici nell’intercapedine alta e stretta fra il muro di cinta della palazzina e un capannone artigianale dismesso. È evidente che nessuno può mai averle piantate in un posto simile e che si tratta dunque di vegetazione spontanea. Ogni volta che mi affaccio resto stupito dalla potenza della natura e dalla straordinaria capacità di adattamento di certe specie vegetali. Continua a leggere

Siccità, la cecità della politica

Stop fonti fossili! ospita un intervento di Francesco Raffa, Coordinatore di Legambiente per la Provincia di Frosinone, sulla pesante crisi idrica di questa torrida estate 2017.

**********

Legambiente: Siccità, servono politiche lungimiranti nella gestione dell’acqua

Caldo intenso e persistente, prolungata assenza di precipitazioni, mancanza di acqua. Tutti parlano di emergenza, ma ha senso questa definizione nell’attuale contesto climatico? Noi crediamo di no. Ci si ostina a non capire che ciò a cui stiamo assistendo è semplicemente la nuova normalità, destinata a far sentire i suoi effetti pesanti negli anni a venire man mano che i cambiamenti climatici si intensificheranno. Continua a leggere

Parole, opere ed emissioni

A beneficio di tutti coloro che non hanno potuto partecipare all’evento, pubblico (con alcuni ritocchi) la mia introduzione all’incontro-dibattito “Un futuro a emissioni zero per Frosinone” che si è tenuto lo scorso 5 maggio in vista delle prossime elezioni comunali.

================

Una settimana fa sul quotidiano britannico The Guardian è stato pubblicato un editoriale dal titolo “il global warming è un crimine contro l’umanità”. Un’affermazione forte, che personalmente sottoscrivo in pieno. L’articolo in realtà va anche oltre, sostenendo che “non c’è un crimine più grande contro l’umanità della distruzione sistematica delle condizioni che rendono possibile la vita umana”. Continua a leggere

La polvere in fondo al dirupo (Seconda Parte)

Da “Il piede e l’orma” eBook n. 7 ‘Acque’, Pellegrini Editore, gennaio-giugno 2016. Per gentile concessione dell’Editore e dell’amico Alfonso Cardamone.

La Prima Parte del racconto è disponibile a questo link.

******

Quella sera, come quasi tutte le sere, Laura inforcò la bici e si recò da una famiglia poco distante. Da giovane aveva studiato da infermiera, ma in realtà aveva dovuto adattarsi ad attività diversificate nel settore dell’assistenza sociale, medica e psichiatrica. Con il disfacimento del servizio sanitario pubblico, c’era un disperato bisogno di professionalità come la sua, variegate e interdisciplinari. Il tempo delle iperspecializzazioni era finito, come del resto tutti i settori a tecnologia avanzata, e questo Laura lo capiva bene specialmente ora che neanche il funzionamento di un dispositivo banale come una pompa idraulica era più garantito.

Continua a leggere

La polvere in fondo al dirupo (Prima Parte)

Da “Il piede e l’orma” eBook n. 7 ‘Acque’, Pellegrini Editore, gennaio-giugno 2016. Per gentile concessione dell’Editore e dell’amico Alfonso Cardamone.

******

Credeva di aver pensato a tutto. Nel suo paziente e operoso percorso verso la resilienza, Gilberto aveva adottato le scelte che apparivano più sensate per la sopravvivenza sua e di Laura, la sua compagna di vita. Con un equilibrato mix di tecnologia e ritorno al passato, aveva col tempo individuato le strategie a suo giudizio ottimali che consentivano loro di far fronte alle conseguenze del crollo di quella che un tempo veniva pomposamente chiamata Civiltà.

Tutto era accaduto in una decina d’anni, facendo avverare la profezia di Seneca (celeberrima a pochi, in quanto disdicevole ai più) “la crescita è lenta, la rovina precipitosa”, che in altri termini sta a significare che quando qualcosa comincia ad andare storto, tutto andrà via via sempre più storto fino ad appalesare che quella che all’inizio sembrava una lieve discesa era in realtà l’anticamera di un dirupo. Le economie in default, i cambiamenti climatici fuori controllo, la deplezione delle risorse energetiche fossili e la limitata diffusione di quelle rinnovabili, gli sconvolgimenti sociali endemici, le migrazioni di massa, tutto aveva contribuito ad innescare una spirale negativa perversa ed inarrestabile che aveva presto messo tristemente la parola fine all’illusorio mito del Progresso umano illimitato. Continua a leggere

Viva l’Italia dei borghi

Viva l’Italia dei borghi, delle piccole comunità integrate con la campagna circostante, solidali e resilienti. L’Italia dei paesi dove la memoria storica è ancora radicata nella collettività ed è guida saggia per le generazioni di oggi, dove grazie a Internet e alla TV satellitare non si è più isolati dal mondo e condannati all’ignoranza, ma si può beneficiare del telelavoro e avviare attività imprenditoriali innovative e sostenibili.Dove l’energia di sole e vento, diffusa e discreta, indipendente da poteri lontani e autoritari, può garantire benessere ed autosufficienza.

In questa Italia dove regna la bellezza, il respiro delle donne e degli uomini è tutt’uno con il respiro dei campi e dei boschi, l’olfatto è inebriato dai profumi della natura e la vista, non oppressa da orridi manufatti in cemento, può spaziare su panorami lontani liberando la mente e l’anima. Per non parlare del silenzio, impagabile, che solo i luoghi con scarsa densità abitativa e assenza di frenesia produttivista possono dare. Per inciso: quanta arte meravigliosa potrebbe ancora scaturire dalla creatività umana se solo ci si lasciasse avvolgere dalle sensazioni profonde che solo l’immersione nella natura può dare!

Questi luoghi dell’Italia profonda e antica certo non si addicono a chi brama gli eccessi o i piaceri esotici, ma sono e saranno di gran lunga preferibili alle metropoli per la minore vulnerabilità a shock esterni di varia natura e per la possibilità che offrono di mitigare gli effetti nefasti degli stravolgimenti climatici che stiamo già sperimentando e che inevitabilmente si intensificheranno nel prossimo futuro. Ondate di calore più sopportabili, precipitazioni anche violente meglio drenate da un terreno ancora in larga parte non cementificato, dissesto idrogeologico limitato dalla sapiente manutenzione del territorio, possibilità di sperimentare soluzioni abitative gradevoli ed energeticamente efficienti sfruttando i principi dell’architettura bioclimatica: tutto questo e molto altro potranno offrire le migliaia di borghi collinari e montani sparsi per l’Italia ad una popolazione urbana largamente impreparata a gestire l’emergenza climatica. È facile prevedere dunque che la migrazione di massa dalle zone rurali alle città, in atto ininterrottamente dal dopoguerra fino ad oggi, si arresterà e prenderà presto il percorso inverso, sotto la spinta della crescente deindustrializzazione e dalla crisi sempre più palpabile dei modelli di agricoltura e allevamento intensivi non più sostenibili.

L’economia circolare senza produzione di rifiuti, così maledettamente complicata da attuare in una civiltà globalizzata, potrà realmente vedere la luce in un contesto in cui non solo il cibo, ma tutta una serie di beni e servizi saranno “a km zero”.

Nel frattempo, bisogna però arrestare con politiche idonee lo spopolamento dei borghi laddove è ancora in atto (specialmente al Sud), prima che il degrado e l’abbandono condannino questi luoghi all’oblio e prima che la sapienza contadina delle vecchie generazioni vada perduta.

Perché fra gli opposti estremi dell’ormai insopportabile alienazione metropolitana e la follia dell’eremitaggio stile “Into the wild”, da cui più di qualche giovane disperato è attratto, la terza via dei piccoli centri, specie nell’Italia resa grande dai Comuni, appare essere una concreta speranza di futuro.